Fonte: Quotidiano Sanità
Per più del 40% delle persone con psoriasi l’estate può essere un momento difficile. Aria condizionata e cloro possono favorire aumento secchezza e prurito della pelle, ustioni e scottature scatenare fenomeni infiammatori e recidive. Cresce anche il rischio di abbandono delle terapie e cure fai da te. Dal 92° Congresso nazionale della Sidemast i consigli da seguire
Per le persone con psoriasi l’arrivo dell’estate può essere un’arma a doppio taglio: se da un lato sole e acqua di mare, in alcuni casi, possono migliorare l’aspetto delle lesioni cutanee e il clima caldo-umido consente di mantenere la pelle più morbida, dall’altro sbalzi di temperatura, aria condizionata e cloro possono determinare il rilascio di sostanze che favoriscono l’aumento della secchezza e il prurito; ustioni e scottature possono scatenare la riattivazione della psoriasi o portare allo sviluppo di nuove placche. Non solo, con l’estate aumenta anche il disagio psicologico: secondo un sondaggio della National Foundation of Psoriasis americana oltre quattro pazienti su dieci nascondono le lesioni sotto abiti, pantaloni e maglie a maniche lunghe anche in spiaggia, e rinunciano alla vita all’aria aperta, e sempre quattro su dieci mostra mostrano segni di depressione.
Soprattutto in questo periodo può aumentare il rischio di abbandono delle terapie: i pazienti potrebbero infatti arbitrariamente applicare la cosiddetta “vacanza terapeutica” consigliata per le terapie di vecchia generazione, come gli immunosoppressori, e non più necessaria con le nuove cure personalizzate, più efficaci, sicure e senza problemi di tossicità.
Quali sono quindi le regole da seguire?
Dal 92° Congresso nazionale della Sidemast, la Società italiana di dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle malattie sessualmente trasmesse in corso a Sorrento arrivano delle indicazioni. “Le persone con psoriasi beneficiano dell’esposizione al sole purché questa sia effettuata gradualmente e con adeguata fotoprotezione (SPF50), rinnovando l’applicazione ogni 2 ore ed evitando l’esposizione nelle ore centrali della giornata – ha spiegato Andrea Costanzo, Ordinario di Dermatologia all’Università Humanitas di Milano – ustioni e scottature possono scatenare la riattivazione della psoriasi o portare allo sviluppo di nuove placche. Le scottature attivano un vero e proprio ‘fenomeno di Koebner’, ossia lo sviluppo di placche nelle zone soggette ad uno stimolo, fisico come la scottatura solare o meccanico come lo sfregamento o traumi locali”.
Fondamentale è quindi mantenere la pelle costantemente idratata. Evitare l’alcool in quanto può interferire con alcuni farmaci per la psoriasi. Prestare attenzione al sudore, che può irritare la pelle già sensibile e peggiorare le placche. Il clima ideale è fresco, ventilato e al chiuso. Consigliabile inoltre non esporsi all’aria condizionata. Soprattutto bisogna seguire sempre le indicazioni del proprio dermatologo: il rischio di abbandono delle terapie proprio in questo periodo dell’anno è alto.
“Alcuni pazienti infatti decidono arbitrariamente di diminuire o, peggio, interrompere le terapie proprio in questo periodo – continua Costanzo – ma la cosiddetta ‘vacanza terapeutica’ che veniva consigliata nel periodo estivo in cui venivano sospesi i farmaci di vecchia generazione come gli immunosoppressori non è più necessaria: le nuove terapie personalizzate, sono più efficaci, sicure e non hanno problemi di tossicità, non devono essere sospese e hanno effetti a lungo termine. Sono oggi disponibili infatti moderni farmaci che si dimostrano efficaci già dalle prime settimane e che permettono di ottenere la clearance cutanea completa sino al 90 e 100%, come il nuovissimo farmaco Ixekizumab appena presentato al congresso di Sorrento”.
Attenzione anche alle cure “fai da te” un errore che, come emerso dai dati dell’Indagine Mosaico 2015, interessa circa il 25% dei pazienti con malattie autoimmuni quindi anche con psoriasi, in cui il fenomeno arriva al 50%.
“Una sospensione temporanea o definitiva delle terapie senza consultare il dermatologo potrebbe esporre a ricadute e peggioramenti, rendendo vani gli sforzi fatti sino a quel momento – ha aggiunto Costanzo – sappiamo che alcune terapie sono difficili da gestire, prevedono modalità di assunzione complicate o effetti collaterali sgraditi, quindi una buona comunicazione e l’alleanza terapeutica col curante sono fondamentali per garantire l’aderenza del paziente alla terapia. In questa ottica terapie sempre più maneggevoli a rapida efficacia rafforzano la motivazione del paziente, specialmente nelle forme moderate-gravi”.