di Gianni Duca
La previdenza del medico è un tema complesso e la tentazione di rimandare il momento in cui occuparsi della pianificazione previdenziale è forte.
Pensare alla propria pensione? E’ un’attività che – sbagliando – si procrastina a pochi anni dalla fine effettiva dell’attività lavorativa. E si può scoprire che le risorse saranno troppo scarse rispetto alle aspettative. Quel che è peggio è che, a questo punto, non si ha il tempo sufficiente per impostare un sostenibile piano di risparmio.
La pianificazione previdenziale è proprio quell’attività di analisi e consulenza, effettuata con il dovuto anticipo rispetto all’età della pensione, che mira ad inquadrare con precisione le risorse della pensione pubblica (decorrenze, importi attesi, interventi di coordinamento di varie coperture pensionistiche a disposizione, ecc.) e sulla base di questo quadro commisurare il risparmio in strumenti integrativi come i fondi pensione, le forme previdenziali individuali, le polizze vita e il patrimonio finanziario dedicato alla vecchiaia, che concorrono parallelamente alla realizzazione dell’obiettivo di tutela del tenore di vita.
Vediamo allora alcuni concetti base che possono aiutare il medico a pianificare i propri investimenti previdenziali.
Il gap della pensione pubblica
Quando si parla di pensione pubblica è frequente sentire pronunciare il termine gap pensionistico. Questo vale anche per la previdenza del medico. Cosa significa allora questa espressione? Il termine inglese gap sta per “mancanza, scopertura” e misura la differenza tra ultima retribuzione o reddito da lavoro e la pensione pubblica, ovvero quanto si andrà a prendere in meno quando l’individuo passerà dalla vita lavorativa allo status di pensionato.
A questo concetto è collegato in via complementare il cosiddetto tasso di sostituzione che rappresenta per converso la parte piena del bicchiere, ovvero qual è la misura della pensione rispetto all’ultima retribuzione o reddito da lavoro. Entrambe le misure possono essere valutate utilizzando pensioni e retribuzioni al lordo o al netto dell’imposizione fiscale e di conseguenza si parla rispettivamente di gap lordo o netto.
Tasso di Sostituzione = Pensione / Ultima Retribuzione * 100%
Gap Previdenziale = 100% – Tasso di Sostituzione
Esempio: considerando una retribuzione annua lorda di 60.000 Euro, e una pensione lorda pari a 36.000 euro annue si ha un tasso di sostituzione lordo del 60% e di conseguenza si ha un gap previdenziale del 40%.
Il gap previdenziale e l’età di decorrenza della pensione pubblica sono il punto di partenza indispensabile della pianificazione previdenziale. Per stimarli correttamente è necessario conoscere con precisione il funzionamento del sistema di previdenza pubblica, cosa non facile nel quadro normativo complesso del nostro paese, che è in continuo mutamento e con un numero molto ampio di enti previdenziali differenti. In questa confusa situazione prevale spesso l’opinione che lo Stato provvederà comunque alla nostra vecchiaia elargendo rendite, ancorché non faraoniche, comunque adeguate ad un dignitoso tenore di vita e pertanto non vale la pena di affrontare lo sforzo dell’approfondimento. Purtroppo le cose non stanno così.
Se i lavoratori oggi prossimi alla pensione riescono ancora a garantirsi un tasso di sostituzione netto di circa il 75-80% dell’ultimo reddito, questo non significa che sarà così anche per i lavoratori più giovani che accederanno alle prestazioni pensionistiche pubbliche tra venti, trenta o quaranta anni. Il sistema previdenziale italiano ha subito negli ultimi decenni significative modifiche volte a sanare il progressivo deficit previdenziale maturato progressivamente. Ognuna di queste modifiche (definite in gergo riforme) ha contribuito a far variare le decorrenze e le metodologie di calcolo della prestazione previdenziale con conseguente innalzamento dell’età pensionabile e riduzione della prestazione pensionistica e un impatto anche sulla previdenza del medico.
L’integrazione previdenziale
Se il cosiddetto primo pilastro previdenziale della pensione pubblica, sta volutamente subendo un continuo ridimensionamento, in particolare per le generazioni più giovani, il legislatore ha introdotto in compensazione dal lontano 1993 e con particolare attenzione con l’ultima riforma in vigore dal 2007, il secondo pilastro, quello della previdenza complementare.
Questa forma di integrazione è costituita dai Fondi Pensione e dai Piani Individuali Pensionistici di natura assicurativa, che, diversamente dal sistema a ripartizione della pensione pubblica, funzionano sulla base dell’effettiva capitalizzazione dei risparmi individuali e degli eventuali accantonamenti TFR, che vengono investiti nei mercati finanziari. La caratteristica peculiare di questo pilastro è l’adesione libera dei soggetti (i contributi di primo pilastro sono obbligatori) e la possibilità per l’interessato di determinare i livelli contributivi e le modalità di investimento con ampia autonomia. Un’opportunità molto interessante anche per la previdenza del medico.
Il secondo pilastro gode anche di un ottimo trattamento fiscale che concede un extra performance agli investimenti e prevede maggiore flessibilità nelle forme di conseguimento delle prestazioni (ad esempio il 50% del maturato alla data di pensione può essere riscosso in forma di capitale in una unica soluzione). È ovvio che una corretta pianificazione previdenziale non può esimersi dal considerare questo importante elemento strutturale, introdotto appositamente dal legislatore come naturale elemento di equilibrio delle prospettive di tutela del tenore di vita dei pensionati (i risparmi delle riforme previdenziali in parte finanziano anche la deducibilità fiscale della previdenza complementare).
Oltre alla previdenza complementare possono essere considerati anche altri strumenti a finalità previdenziale come le polizze vita tradizionali o a carattere finanziario, gli investimenti finanziari a lungo termine, gli investimenti immobiliari, ecc. In questi casi la destinazione deve essere chiara e inequivocabile per non creare l’illusione di un eccesso di risorse che al momento del bisogno potrebbero non esserci effettivamente. Da questo punto di vista la previdenza complementare di secondo pilastro risulta lo strumento più idoneo perché pone dei vincoli ben precisi di età per ottenere i benefici fiscali.
L’obiettivo di tutela
L’ultimo, ma non il meno importante, elemento della pianificazione previdenziale è la determinazione degli obiettivi da raggiungere. L’aspetto principale nel “fare” previdenza è sicuramente la tutela del tenore di vita del nucleo familiare negli anni della vecchiaia. Per stimare correttamente i consumi essi vanno proiettati tenendo in considerazione la composizione futura del nucleo familiare, le esigenze di spesa primaria e secondaria, la minore incidenza dei consumi per la produzione del reddito (auto, treno, ristoranti), le eventuali nuovi voci di spesa come viaggi o assistenze, e via di seguito.
Solitamente il tenore di vita obiettivo si pone al 75% – 85% delle entrate da lavoro antecedenti la pensione, non considerando la percentuale residua come fonte di produzione del reddito da lavoro e parte del risparmio non più necessario in pensione, perché finalizzato allo stesso obiettivo. Per completare infine il quadro degli obiettivi di tutela è necessario andare anche oltre al tenore di vita e prendere in considerazione anche la eventuale costituzione di un capitale di autotutela da imprevisti, le eventuali assicurazioni in caso di non autosufficienza, l’asse ereditario, ecc. In tutto ciò è di primaria importanza indagare l’aspettativa concreta e particolare della persona interessata.
Senza timore di smentita, si può giungere alla conclusione che l’obiettivo della pianificazione previdenziale, come un abito, va fatto su misura, in modo da rispecchiare realisticamente le esigenze e le aspettative realmente sentite del soggetto in esame. Una soluzione semplicistica, buona per tutti, in definitiva non sta bene a nessuno.
Le regole d’oro della pianificazione previdenziale
Per concludere queste considerazioni con un approccio operativo, proviamo a sintetizzare poche regole d’oro per una corretta impostazione della pianificazione previdenziale:
- Focalizzate l’obiettivo: vivere una vecchiaia serena . Gli anziani hanno ormai cambiato la propria identità sociale: sono figure che godono di discreta salute, voglia di consumare, viaggiare, fare progetti, e per tanti anni dalla prima decorrenza della pensione.
- Verificate e quantificate il tenore di vita e la capacità di risparmio negli anni di lavoro.
- Analizzate i flussi del reddito, considerando anche le attese sulla durata e la loro evoluzione è fondamentale per determinare la sostenibilità del risparmio dedicato al perseguimento dell’obiettivo previdenziale.
- Cominciate da subito a pianificare la vostra pensione e meno sacrifici dovrete fare un domani. Se cominciate ad accumulare a 50 anni dovete accantonare ogni mese fino a 20 volte quanto avreste dovuto risparmiare se foste partiti a 30 anni per raggiungere o stesso risultato. Più tardi smetterete di lavorare, meno bisogno avrete di integrare la pensione. Infatti, se andate in pensione a 60 anni invece che a 65, dovete risparmiare fino a cinque volte tanto a parità di obiettivo di integrazione.
- Verificate e quantificate con precisione il tenore di vita desiderato nella terza età. Valutate in modo razionale le necessità e le aspirazioni per il futuro.
- Valutate e quantificate con estrema cautela la pensione attesa per la vecchiaia e quantificate in modo realistico il gap previdenziale e solo dopo decidete di pianificare il vostro risparmio previdenziale. E’ importante rivolgersi al proprio consulente di fiducia per sottoporsi ad un check/up previdenziale finalizzato a determinare, se esiste ed a quanto ammonta, il gap previdenziale. È importante che le stime siano coerenti con l’evoluzione attesa della retribuzione e con il valore effettivo dei contributi accreditati. L’importo del gap previdenziale solitamente è di un ordine di grandezza inferiore alla pensione pubblica, pertanto anche piccoli errori di sotto o sovrastima della pensione possono generare errori di notevole entità in merito ai bisogni di integrazione pensionistica.
- Scegliete gli strumenti finanziari ottimali rispetto alle vostre esigenze. Oggi il mercato propone una serie di strumenti: Fondi Pensione e Pip in testa, che hanno una forma adeguata all’obiettivo previdenziale e godono di una fortissima leva fiscale.
- Adeguate il vostro stile di vita alle esigenze di investimento previdenziale. Se dal check/up è emerso un gap importante è necessario intervenire immediatamente. La quota di risparmio da destinare alla costruzione della pensione futura dovrà imporci sacrifici e rinunce che un giorno saranno ricompensate.
- Siate sempre coerenti alle decisioni comportamentali assunte e verificate periodicamente il rispetto delle precedenti condizioni. La disciplina e la costanza sono il segreto per arrivare alla fine del piano con i risultati raggiunti.
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