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Anche Michelle Obama contro l’obesità

prof. Marcello Negri

imagesLa prima dimostrazione scientifica che l’obesità è uno stato patologico risale solo al 1958 quando H. H: Marks (1) in base all’esame statistico di decine di migliaia di polizze vita della Metropolitan Insurance Life Conmpany evidenziò la prematura mortalità degli obesi a causa della precoce compromissione dell’apparato cardiocircolatorio.

L’obesità negli Stati Uniti

Con il 2015 Michelle Obama ha festeggiato il quinto anniversario del suo blog Let’s move! (2)): di fronte all’aumento del 5% dal 1970 della diffusione dell’obesità negli USA, la first lady nel 2010 chiamò a raccolta l’Unione (“Questa è una passione. Questa è una mia missione”) al fine di affrontare il problema con l’obiettivo di annullarne l’aumento entro una generazione. La moglie del presidente ha puntato sulle scuole, il National school lunch program e lo School breakfast program, in quanto è dimostrato che due bambini su tre conservano lo stato di obesità nell’età adulta. Che una first lady si appelli alla Nazione è un’iniziativa insolita per gli europei, in particolare per gli italiani, e suscitò non poche perplessità. Non negli USA; infatti, in breve seguì una deliberazione presidenziale che definì lo sviluppo di un piano con il coordinamento tra diversi dipartimenti e agenzie governativi con ben 70 “raccomandazioni”. E il blog ebbe successo: 2862 scuole avevano già adottato il programma educativo-alimentare a febbraio 2012.

Per quanto attiene gli Usa i dati più recenti sono quelle di C. L. Ogden et Al (3) che hanno analizzato i registri del National Health and Nutrition Survey relativi agli anni 2011 e 2012: sono obesi il 34,9% degli adulti e il 19,6% dei bambini e adolescenti; non vi sono significative variazioni rispetto al 2003.

L’Italia è in buona posizione

Anche in Europa il problema è tale da indurre preoccupazione – il WHO ha calcolato che negli ultimi 20 anni gli obesi sono triplicati, 150 milioni gli adulti e 15 milioni gli adolescenti – tuttavia è meno grave. Attualmente, l’Italia con l’incidenza del 9,8% (ISTAT 2014), seppure in lieve aumento rispetto a 5 anni prima, si colloca in una posizione migliore rispetto al Regno Unito (24%), Grecia (22%), Germania e Spagna (13%) e diversi Paesi dell’est (oltre il 20%), vicina alla Francia (9,5%), ma peggiore di Svizzera e Norvegia (8%).

Merita anche riferire che il nostro Istituto Superiore di Sanità (4) riporta per il 2012 un’incidenza dell’obesità negli adolescenti del 10,2%, e ne ha constatato la riduzione dell’1,8% rispetto al 2008, riduzione in linea con quanto osservato in Germania (5) e nel Regno unito (6).

L’evidente diversità tra i dati riguardanti gli Stati Uniti e quelli pertinenti all’Europa può essere spiegata, quantomeno in parte, dall’attività negli stati europei di sistemi sociali di protezione della salute; in questa ottica, per quanto riguarda l’Italia si devono menzionare la medicina scolastica che ha rappresentato un vanto nazionale e l’istituzione del Sistema sanitario nazionale.

 

Bibliografia

1. H. H. Marks. Influence of obesity on morbidity and mortality. Bull N Y Acad Med 1958, 36, 296.

2. About Let’s movehttp://www.letsmove.gov/

3. C. L. Ogden et Al. Prevalence of childhood and adult obesity in United States. JAMA 2014, 311, 806.

4. www.epicentro.iss.it  malattie croniche. 16.10.2014.

5. S. Blueher et Al. Age specific stabilization in obesity prevalence in Germany. Int J Pediatr Obes 2011, 6, e199.

6. M. Sperrin et Al. Slowing down of adult body mass index trend increases in England.  Int J Obesity doi:10. 1038/ijo. 2013. 161.

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