Cassa Galeno

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Il ruolo della medicina generale nell’educazione terapeutica del paziente cronico (ETP)

prof. Marcello Negri

imgresUn socio Galeno, a seguito della mia recente nota sull’ETP (educazione terapeutica del paziente), mi ha posto questo quesito: “sono d’accordo sull’utilità dell’ETP nel rapporto paziente cronico – specialista, ma che ruolo ha il medico di medicina generale?”.

Anzitutto alcune considerazioni preliminari. La medicina generale si è ormai orientata verso il lavoro di squadra che persegue sia l’interesse del paziente sia la necessità di contenere la spesa (Guzzanti E. “L’assistenza primaria in Italia”. E. I. S., Roma 2009). Il medico di medicina generale è il garante dello stato di salute del cittadino, possiede una vera e propria banca dati che può confrontare continuamente con le riacutizzazioni e le recidive della malattia cronica e queste con altri eventi, del tutto diversi, non solo fisici ma anche psichici e sociali. Se ne deve concludere che il medico di medicina generale può e deve ritagliare un suo utile ruolo nell’attuazione dell’ETP, come avviene in Francia dove ne è contemplata l’obbligatorietà anche negli studi di medicina generale (Haute Autoritè de Santè, June 2007 www.has-sante.fr). D’altronde, vale ricordare che il medico di medicina generale italiano è già ampiamente coinvolto nella gestione del paziente diabetico (Gentile S. Quaderni del Ministero della Salute. Settembre 2011).

Ciò premesso, si possono ipotizzare tre condizioni particolari: 1. il paziente ha ricevuto l’ETP nel centro specialistico che lo assiste; in questo caso il medico di famiglia ricopre un ruolo che si può definire di “spettatore consapevole”, sempre pronto però ad intervenire; 2. il paziente non ha ricevuto l’ETP per cui il medico di medicina generale deve aiutarlo a conseguirla indirizzandolo a strutture specialistiche che organizzano corsi educativi; 3. in caso di fallimento del punto (2) sul medico di medicina generale ricade il peso, quanto meno deontologico, di provvedere direttamente per colmare la lacuna, nei limiti delle proprie possibilità.

E’ ovvio che in ogni caso, oltre allo specialista, anche il medico di medicina generale deve avere una buona conoscenza dell’epistemologia e del processo formativo dell’ETP, cioè deve condividere i principi dell’ETP e deve eventualmente procedere all’educazione del paziente. Un compito da svolgere in assenza, in Italia, di una formazione universitaria obbligatoria circa l’ETP, da cui discende la carente utilizzazione di questa disciplina, probabilmente più grave tra i medici di famiglia rispetto a quella che si presume essere tra gli specialisti. Pertanto, appare piuttosto urgente la necessità che aumentino sensibilmente le iniziative formative, purtroppo fino ad oggi limitate, con la consapevolezza che si tratta di impegni gravosi ai quali si deve fare fronte con competenza ed entusiasmo. In questo senso segnalo il volume di Maria Grazia Albano: Educazione Terapeutica del Paziente. Riflessioni. Modelli. Ricerca  (EDI. ERMES-CSE. Milano, 2010), che dirige un centro di eccellenza nell’Università degli studi di Foggia.

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