prof. Marcello Negri
Nell’ultimo ventennio motivazioni di carattere etico (miglioramento dello stato di salute e della qualità di vita del paziente) ed economico (riduzione della spesa pubblica e privata) hanno focalizzato l’attenzione sulla necessità di migliorare la gestione delle malattie croniche. A soddisfare queste urgenze è stata proposta l’ETP che oggi viene normalmente praticata in diversi Paesi del Nord-Europa; in Francia è operativa in più della metà delle unità specialistiche.
In Italia da molto tempo le scuole per diabetici ottengono ottimi risultati, mentre solo da pochi anni si registrano sporadiche iniziative riguardanti malattie oncologiche soprattutto, cardiologiche, dermatologiche, respiratorie, ecc. Pertanto, è urgente una maggiore presa di coscienza a livello nazionale, che – tra l’altro – tocchi anche la cultura assicurativa. Infatti, merita ricordare che – quando all’inizio dello scorso secolo E. P. Joslin si fece promotore del teaching patients – fra i detrattori si distinsero paradossalmente proprio gli istituti assicurativi statunitensi, per poi dopo anni ricredersi al punto che oggi alcuni di essi accordano facilitazioni economiche ai pazienti obesi educati a gestirsi.
Il WHO ha considerato l’applicazione dell’ETP intervento prioritario fin dal 1997, e l’anno dopo l’ha così definita (Europe Working Group, WHO 1998):
1. “… acquisizione e conservazione di competenze che aiutino a vivere in maniera ottimale la propria malattia”. La competenza è l’abilità – conseguita con l’apprendimento e l’esercizio – a compiere determinate azioni di natura cognitiva o senso-motoria, per cui il paziente competente sa e sa fare. Ne consegue che egli eleva nettamente la qualità della propria vita in quanto accetta la propria malattia ed è in grado di superarne le problematiche, conoscendole e sapendo come contrastarle siano esse di natura psichica o fisica.
2. “… con la finalità di consentire di gestire la propria malattia cronica”.In realtà si tratta di cogestione, cioè si avvera il trasferimento dal medico al paziente sia del rilevamento dell’andamento sintomatologico sia della modulazione della terapia secondo non solo il programma stabilito dal medico, ma anche lo stile di vita del paziente, le sue aspirazioni e le sue necessità del momento. Infatti, l’ETP attua il superamento della passività del paziente e crea un partenariato paziente-medico, che contempla anche pause di riflessione che si esplicano in brevi ricoveri o controlli ambulatoriali.
3. “… e di apportare benefici in termini sia di salute sia economici”. Su entrambi i benefici d’Ivernois e Gagnayre (Apprendre à èduquer le patient, Maloine, Paris 2008) hanno concluso in senso nettamente positivo in base ai numerosi studi prospettici e alla metanalisi degli articoli fino ad allora pubblicati, coinvolgenti un elevato numero di pazienti.