prof. Marcello Negri
Questa nota tratta dell’ictus cerebrale, in particolare dei suoi fattori di rischio. Questi giocano un ruolo fondamentale nella prevenzione della malattia, così come il riconoscimento dei sintomi iniziali e la rapidità delle scelte lo svolgono nella gestione dell’evento critico. Non c’è dubbio che nell’ictus, il medico di famiglia cimenta la propria professionalità che si esplica sia nell’educazione del paziente sia nelle decisioni in caso di urgenza.
Prevenzione
Nel 2008 il nostro Ministero della Salute (1) ha avviato un progetto con l’obiettivo di diffondere nel pubblico la conoscenza dell’ictus cerebrale, in particolare dei suoi fattori di rischio, dei sintomi iniziali, del cosa fare. Sei anni dopo Marzia Baldereschi et Al (2) hanno verificato la percezione nella popolazione dei principi riguardanti questa patologia. La ricerca telefonica su 1000 cittadini ha dimostrato che il più comune fattore di rischio conosciuto è l’ipertensione arteriosa (67,6% degli intervistati), seguita da ipercolesterolemia (44%), familiarità (16%), obesità (15%), diabete (13,3%), cardiopatia vascolare (8%), età (4%). L’analisi multivariata dei risultati ha indicato nell’educazione e in un precedente ictus i soli indici predittivi indipendenti della presa di coscienza della nosografia dell’ictus cerebrale da parte del pubblico.
Una stroke-app italiana
Sempre Marzia Baldereschi et Al. (3) hanno di recente presentato una (l’unica) stroke-app (ICTUS3R) per il nostro Paese (si aggiunge alle poche predisposte all’estero su basi scientifiche), compatibile con smartphone, tablet, Pc. Nel giro di un anno, l’app (esauriente anche per quanto attiene i classici fattori di rischio e come calcolare il proprio) è stata visitata 36.242 volte. La durata media della sessione è stata superiore a due minuti. Il 48% dei download è stato effettuato da individui di 25-44 anni di età e il 12% da individui > 55. Tutte le province italiane sono risultate rappresentate nella ricerca, sicchè si può ben concordare con gli autori che “l’uso dell’app potrebbe ridurre il gravame dell’ictus cerebrale in Italia”.
Orari di lavoro prolungati: un’inevitabile causa di rischio?
E’ questo il titolo di un recente editoriale dell’autorevole The Lancet che commenta i risultati dell’articolo di Mika Kivimaki e numerosi colleghi, comparso sullo stesso numero della rivista. Questi ultimi (4) – per quanto attiene l’ictus – hanno raggruppato 25 studi per un totale di 528.908 uomini e donne europei, statunitensi e australiani, che sono stati seguiti per 7,3 anni. La meta-analisi – corretta per età, sesso, stato socio-economico – ha dimostrato che il gruppo dei lavoratori che prolungavano l’orario (> 55 ore/sett) è risultato associato ad un significativo aumento del rischio di ictus cerebrale (rischio relativo 1,33; 1,11-1,61) rispetto ai lavoratori con orario standard (36-40 ore/sett). Urban Janlert (5), l’editorialista del Lancet, pur auspicando “ulteriori approfondimenti che prendano in esame le conseguenze del lavoro prolungato (stress ecc.) e non soltanto il lavoro prolungato”, conclude che “per ora, noi abbiamo un fattore di rischio che potrebbe e dovrebbe essere il soggetto di decisioni di politica generale”.
Merita riportare che anche Bruce Soloway (6), del New England Journal of Medicine, ha commentato il lavoro di Kivimaki et Al. e ha osservato che “i meccanismi dell’associazione tra l’orario di lavoro prolungato e l’ictus cerebrale sono sconosciuti e potrebbero includere lo stress, l’inattività fisica, l’eccessivo consumo di alcool”. Si tratta, in pratica, di considerazioni non dissimili da quelle di Janlert; infatti, anche Soloway concorda che prolungare l’orario di lavoro “potrebbe avere sostanziali implicazioni di salute pubblica”.
Bibliografia
1. CCM-Network. Promozione dell’assistenza all’ictus cerebrale in Italia.
www.CCM.network.it/progetto.jsp?id=node/466&idP=740. sul web il 12
maggio 2014.
2. M Baldereschi et Al. Stroke knowledge in Italy. Neurol Sci 2015, 36:3, 415.
3. M Baldereschi et Al. The Italian stroke-app: ICTUS3R. Neurol Sci 2016 February 20 (Epub ahead of print). PMID 26897019.
4. M Kivimaki et al. Long working hours and risk of coronary heart disease and stroke. Lancet 2015, 386, 10005, 1739.
5. U Janlert. Long working hours: an avoidable cause of stroke? Lancet 2015, 386, 10005, 1710.
6. B Soloway. Long work hours are associated with excess risk for coronary heart disease and stroke. NEJM Journal Watch 2015, August 27.