Un disturbo sempre più frequente nella pratica clinica quotidiana
Molti i fattori che la caratterizzano quali insoddisfazione nella quantità e nella qualità del sonno, difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, risvegli frequenti. Recentemente, il Journal of the American Medical Association (JAMA) ha pubblicato uno studio condotto da un team di esperti, Daniel J. Buysse e Charles F. Reynolds, professori del dipartimento di psichiatria dell’Università di Pittsburgh, e John Rush, professore della Duke National University di Singapore, i quali hanno analizzato il fenomeno dell’insonnia e i trattamenti da applicare per sconfiggerla.
Fondamentale è l’anamnesi.
2 tipi di trattamenti
Terapia cognitivo comportamentale
Secondo l’American College of Physicians (ACP) rappresenta il primo step del trattamento dell’insonnia che mette insieme una serie di interventi di tipo cognitivo e comportamentale (educazione, istruzioni per il controllo degli stimoli, restrizione del tempo da trascorrere a letto, training di rilassamento). Questa terapia permette un miglioramento del consolidamento del sonno, rafforzandone la sua regolarità. A beneficiare di questa tipologia di trattamento è il 70-80% dei pazienti che possono alleggerire l’uso di sedativi. Strumento utile per individuare i comportamenti che contribuiscono a rendere persistente questo disturbo, a valutare la gravità dell’insonnia e a controllare gli effetti del trattamento, sono i questionari di autocertificazione e i diari del sonno redatti dal paziente stesso ed, eventualmente, dal partner.
Trattamento farmacologico
Indicato per i pazienti con insonnia acuta (comparsa da meno di tre mesi) o per quelli con forme croniche, in affiancamento alla terapia cognitivo-comportamentale. Questa terapia è consigliabile se usata in un breve periodo e in un processo decisionale condiviso con il paziente.