Prof. Marcello Negri
Richard Horton (1) sull’autorevole The Lancet ha denunciato, ad aprile scorso, la scarsa preparazione dei medici generalisti/internisti nel campo della nutrizione.
Si tratta dell’editor in chief della rivista, largamente stimato (primo presidente della World Association of Medical Editors), onorato con molti riconoscimenti nel Regno Unito e negli USA, da anni all’apice degli opinionisti nel campo della sanità. Pertanto, la sua adesione a quanto presentato da Dariush Mozaffarian in una lettura al Royal College of Phisicians di Londra, produrrà un effetto moltiplicativo sulle affermazioni del conferenziere: “la nutrizione è a mala pena insegnata nelle scuole di medicina… non viene rintracciata abitualmente nelle cartelle cliniche… i concetti correnti sono in ritardo di 10-15 anni rispetto al migliore progresso scientifico… l’ossessione per i bilanci energetici, calorie e grassi è insana”.
Per un approfondimento della validità dei giudizi di Mozaffarian, decano di un istituto scientifico di Boston, rinvio ad un suo recente articolo pubblicato su Circulation (2), nel quale afferma che la dieta è di gran lunga il più importante fattore di rischio di malattie, in particolare cardiovascolari e non solo diabete e obesità.
Merita, inoltre, evidenziare che entrambi gli autori concordano anche che nella dieta non è importante la quantità ma la qualità, che “800 calorie di una dieta nutriente sono di gran lunga migliori di 400 calorie di una cattiva dieta”, che va valorizzata la dieta mediterranea.
Gli specialisti svolgono un ruolo di stimolo
Conviene chiarire che la denuncia su riportata, di certo non priva di vis polemica, non riguarda la scienza dell’alimentazione o i corsi di laurea in scienza della nutrizione, ma l’insufficiente preparazione in questo campo del medico che eserciterà la professione di generico/internista. In realtà, T. M. S. Wolever (3) afferma che “la cacofonia delle voci e la confusione, rilevate da Horton” sono presenti anche in campo specialistico, riferendosi alla diatriba sulla giusta quota di zucchero nella dieta del diabetico, ospitata dal Canadian Journal of Diabetes. Tuttavia, chi scrive ritiene ragionevole pensare che proprio dagli specialisti viene un impulso autorevole, atto a modificare una cultura dei medici generalisti/internisti oggi non adeguata. Ne fa fede, ad esempio, la diffusione dei principi della medicina preventiva (riduzione del rischio di malattia o di complicanze) da molti anni operata dai diabetologi per i pazienti obesi e/o diabetici e l’accuratezza che questi professionisti pongono nel prescrivere la dieta; inoltre, è da segnalare il più recente impegno in questo senso da parte dei cardiologi per i malati cardiovascolari e della Fondazione Veronesi nel promuovere studi clinici sui rapporti tra dieta e tumori. Merita anche citare l’attività dell’ESPEN (European Society of Parenteral and Enteral Nutrition), fondata a Stoccolma nel 1979, che proprio quest’anno ha proposto due linee guida per pazienti affetti da condizioni croniche la cui gestione riguarda malati spesso affidati al medico generico o alle unità ospedaliere di medicina interna: pazienti gastroenterologici (4) che – impossibilitati a nutrirsi per via orale – necessitano della nutrizione parenterale a domicilio e malati di cancro (5) spesso gravati da malnutrizione anche come effetto collaterale delle terapie.
Il coinvolgimento dei media e della politica
Nell’ambito della società si avvera un continuo interscambio tra le sue varie componenti. Un ruolo – purtroppo non sempre positivo per la facilità con cui vi accedono ignoranti o ciarlatani – hanno certamente anche i media, non solo i giornali e la televisione, ma anche il web nel diffondere i principi della medicina preventiva e nel favorire il dialogo tra il medico di famiglia e il paziente che sempre più spesso chiede lumi sull’alimentazione. In questa ottica va il nostro sentito ricordo all’eminente oncologo Umberto Veronesi, purtroppo ieri scompasrso, che ha diffuso – attraverso i libri dell’attività della fondazione che porta i il suo nome – le conoscenze sui rischi di contrarre o aggravare malattie con una cattiva nutrizione, e in particolare come evitare di ammalarsi di cancro mediante una sana dieta. Sempre nel campo educativo si colloca la recente riapertura della Città della scienza di Bagnoli, museo fondato nel 2007 dal fisico Vittorio Silvestrini e in passato devastato da un incendio, che conterrà anche un nuovo allestimento, il GNAM Village (Gusto e Natura dell’Alimentazione Mediterranea).
L’intuizione di Thorton Wilder (7) che “le idee dei grandi uomini aleggiano sopra di noi e influenzano la nostra vita” fa pensare che la politica produca nella società importanti stimoli a riflettere. Mi riferisco, per quanto attiene il nostro Paese e l’argomento di questa nota, all’allocazione nel 1951 della FAO (Food and Agricolture Organization delle Nazione Unite) nella città di Roma e nel 2002 dell’EFSA (Agenzia Europea della Sicurezza Alimentare) nella città di Parma. E, per stare ai nostri giorni, ricordo l’annuncio del premier Matteo Renzi che Human Technopole inizierà la sua attività entro febbraio prossimo: sorgerà nei luoghi di Expo Milano, 1.500 ricercatori lavoreranno in 30.000 mq di laboratori, è stanziato un finanziamento di 150 milioni l’anno per 10 anni, uno dei 5 centri di ricerca è dedicato alla nutrizione.
Bibliografia
- R Horton. Offline: Medicine and nutrition – that’s insane. Lancet 2016, 10029, 1706.
- D. Mozaffarian. et Al. Dietary policy priorities for cardiovascular diseases, diabetes, and obesity. Circulation 2016, 133, 187.
- T M S Wolever. Nutrition and diabetes. Can J Diabetes 2016 (4), 277.
- L Pironi et Al. ESPEN guidelines on chronic intestinal failure in adults. Clin Nutr 2016, 35 (2), 247.
- J Arends et Al. ESPEN guidelines on nutrition in cancer patients. Clin Nutr 2016 Aug 6. Pii: S0261-5614(16)30181-9. doi: 10.1016/j.elnu.2016.07.015.
- T Wilder. La famiglia Antropus. In Tre commedie. Mondadori, Milano, 1975