Cassa Galeno

L'UNICA CASSA MUTUA COOPERATIVA
CREATA DAI MEDICI PER I MEDICI

Arresto cardiaco improvviso: la catena della sopravvivenza

prof. Marcello Negri

imgresIn caso di arresto cardiaco improvviso (ACI), entro pochissimi minuti dalla sua insorgenza, deve essere portato il soccorso che si snoda nella “catena della sopravvivenza”: per ogni minuto di ritardo nell’attuazione del soccorso la possibilità di recuperare il paziente si riduce del 7-10%.

Degli ACI la maggior parte avviene in ambiente extraospedaliero: 70% al domicilio, 20% in luoghi pubblici, 10% in luoghi di lavoro; nel 50% dei casi insorge in pazienti considerati a basso rischio. La morte cardiaca improvvisa si verifica nello 0,5-1,5% della popolazione generale dei Paesi economicamente sviluppati: in Italia si tratta di 60.000 morti/anno pari a 160/giorno.

Catena della sopravvivenza

Gli anelli della catena della sopravvivenza sono quattro: il primo l’allarme precoce, il secondo la rianimazione cardiopolmonare precoce (RCP), il terzo la defibrillazione precoce, il quarto la rianimazione cardiopolmonare avanzata. La defibrillazione precoce è il presidio d’eccellenza in quanto trova impiego nell’85-90% dei casi (FV o TVsp); dal 2004 anche i non sanitari possono utilizzare il defibrillatore semiautomatico esterno (1); ciò ne ha favorito l’allocazione, oltre che negli ambienti sanitari, nei luoghi affollati come gli stadi, i supermercati, i grandi negozi, ecc. e del tutto di recente anche in postazioni fisse pubbliche, e si sono moltiplicate le iniziative volte alla formazione dei non sanitari.

Rianimazione cardiopolmonare precoce

Non meno importante, tuttavia, è il secondo anello della catena, la RCP alla quale nelle ultime linee guida i cardiologi statunitensi (2) hanno dedicato una particolare attenzione in quanto deve consentire di superare l’intervallo tra l’allarme e l’entrata in funzione del defibrillatore. In questa ottica i cardiologi statunitensi premettono che la sequenza della sua procedura iniziale, la cosiddetta ABC (A=air, controllo e apertura delle vie aeree; B=breath. valutazione del respiro; C=circulation, valutazione della circolazione) deve essere modificata in CAB; ne discende che le compressioni toraciche vanno iniziate prima di procedere alla respirazione di soccorso e vanno eseguite con particolare perizia e attenzione. La RCP consente di prolungare le funzioni circolatoria e respiratoria in attesa dell’arrivo del defibrillatore: tanto più è stata condotta con tempestività e adeguatezza tanto maggiori sono le possibilità di salvezza. Ciò è stato definitivamente dimostrato da I. Hasselquist-Ax et Al. (3) partendo da una rete di 3 milioni di volontari, debitamente istruiti, presenti sul territorio svedese. Tra il 1990 e il 2011 ne hanno fruito 3038 ACI: in circa la metà dei casi la RCP è iniziata prima dell’arrivo del servizio di emergenza e la sopravvivenza a 30 giorni è stata del 10,5%; in circa l’altra metà è iniziata dopo e la sopravvivenza è scesa al 4%; inoltre è risultata significativa anche l’associazione tra l’intervallo collasso-inizio della RCP e la sopravvivenza.

Sempre in tema di RCP, un’interessante modello organizzativo  è stato sperimentato da M. Ringh et Al. (4) che negli anni 2012-13  hanno disposto in Stoccolma di una rete di 9.828 volontari laici istruiti, raggiungibili dalla centrale unica di soccorso attraverso il telefono cellulare e dislocati in modo da poter intervenire entro un raggio di 500 metri. Sono stati soccorsi (invio dell’autoambulanza, ecc.) 667 ACI; in circa la metà non è stato utilizzato il cellulare (gruppo di controllo): il nuovo sistema (“la RCP iniziata dall’astante affidata ad un progetto e non alla possibilità”)  è risultato nettamente più valido nel fornire una precoce RCP e di semplice attuazione.

 

Bibliografia

1. Legge 15 marzo 2004 n.69. Modifica dell’art. 1 della Legge 3 aprile 2001 in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici in ambiente extraospedaliero.

2. 2010 American Heart Association guidelines for cardiopulmonary resuscitation and emergency cardiovascular care science. Circulation nov 2 2010, 122, 18, supp.

3. I Asselquist et Al. Early cardiopulmonary resuscitation in out-of-hospital cardiac arrest: N Engl. J Med 2015, 372, 2315. DOI: 10.1056/NEJMoa1405796.

4. M Ringh et Al. Mobile-phone dispatch of laypersons for cardiopulmonary resuscitation in out-of-hospital cardiac arrest. N Engl J Med 2015, 372,2318. DOI: 10.1056/NEJMoa1406038.

 

CATEGORIA