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Come sconfiggere il mal di schiena con gli esperti Top Physio

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Le strutture Top Physio Clinics Romasono convenzionate con Cassa Galeno. Riceviamo e pubblichiamo questi contributi con l’obiettivo di fare luce su alcune problematiche molto diffuse.

 

 

Dolori di stagione, fitte alle vertebre. La paura di rimanere bloccati a letto assale decine di migliaia di romani. E il tanto paventato mal di schiena non fa sconti, colpendo fin dalla giovane età dei trent’anni.

Mal di schiena, come prevenirlo? Attraverso l’uso corretto della colonna vertebrale e, soprattutto, grazie a una buona e corretta educazione posturale.

A quanti anni bisognerebbe iniziare a “educare le vertebre”?

L’ideale sarebbe fare prevenzione già a partire dalle scuole medie, ovvero tra i dieci e i quattordici anni.

Scoliosi, come si presenta? E, soprattutto, cosa fare?

L’età media è, appunto, la fascia che va dai dieci ai quattordici anni. Si avvertono dolori lungo tutta la colonna vertebrale. Arriva per colpa di un “atteggiamento” dell’individuo, di una postura non corretta.

Quando iniziano a presentarsi le prime e dolorose fitte alla schiena?

Mediamente verso i venticinque, trenta anni. E sono legate soprattutto alla professione che si svolge. Non è da sottovalutare la componente psichica: il fatto di avere molte responsabilità nell’ambito lavorativo può aggravare o determinare il mal di schiena. In parole povere anche in questo caso ci sono riflessi sulla colonna vertebrale.

Quali sono le cause?

Errori di postura connessi alla vita sedentaria, alle ore passate al volante o davanti alla televisione, dai lavori di casa eseguiti in modo sbagliato o addirittura da attività sportive praticate in modo scorretto, come il golf, il tennis, il windsurf, lo sci o il sollevamento pesi che a causa delle frequenti torsioni e compressioni cui la schiena è sottoposta possono causare lombalgie, dorsalgie o cervicalgie.

Ci sono dei segnali?

Certamente, ad esempio se entrando o uscendo dall’auto oppure alzandoci dalla sedia, avvertiamo un dolore nella parte lombare della schiena; oppure una fitta dolorosa al collo che prosegue lungo un braccio, tipo una “scossa”, facendo retromarcia in automobile; mal di testa con la sensazione di peso sul collo e sulle spalle; o ancora, lavandoci i denti o il viso avvertiamo rigidità della schiena nel tornare in posizione eretta. E cosa è consigliato fare? Senza dubbio rivolgersi ad un medico specializzato in fisiatria!

Arrivati al punto di rimanere “bloccati” con il collo o con la schiena intera, in quale modo bisogna comportarsi?

Prima di tutto bisogna riposarsi per qualche ora. Dopodiché è consigliabile l’uso di un bustino, che permetta alla colonna di “respirare”. Infine si può ricorrere a una eventuale terapia farmacologia, ovviamente dietro prescrizione medica. Infine, dopo aver trascorso in questo modo due o tre giorni, si passa a una terapia fisioterapica, per passare a una fase di recupero e di riabilitazione completa. Quest’ultima fase può durare da uno a due mesi.

 

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La tendinite da mouse: parola agli esperti di Top Physio.

Le strutture Top Physio Fleming e Top Physio EUR sono convenzionate con Cassa Galeno. Riceviamo e pubblichiamo questi contributi con l’obiettivo di fare luce su alcune problematiche molto diffuse.Top Physio logo

 

 

 

Una sindrome connessa all’uso delle nuove tecnologie. Il Dott. Massimo Massarella: “Se la patologia viene trascurata degenera in una tenosinovite stenosante o Morbo di De Quervain”

Con il diffondersi di Internet e delle nuove tecnologie di comunicazione, il mouse si è ritagliato uno spazio importante nella nostra vita quotidiana. L’utilizzo eccessivo dello strumento può indurre a patologia tecnologica: la tendinite da mouse.

Quest’ultima comporta una grave infiammazione del pollice e non ha nulla a che vedere con la sindrome del tunnel carpale (nervo del polso compresso da un legamento, ndr). Tra i soggetti più esposti annoveriamo coloro che per motivi professionali utilizzano il computer con grande intensità e frequenza: grafici, disegnatori e programmatori. Cause, sintomi e terapie. Con il contributo del Dott. Massimo Massarella, Medico Chirurgo specializzato in Ortopedia e Traumatologia.

Dott. Massarella, che cos’è la tendinite da mouse?

“Un’infiammazione che interessa alcuni tendini del pollice, collegata all’uso frequente dello strumento. La tendinite da mouse è una sindrome da sovraccarico del tendine ad duttore lungo del pollice e del tendine breve estensore, dettata da particolari movimenti”.

Nello specifico, quali movimenti determinano l’insorgenza della patologia?

“Ovviamente, per spostare il cursore sul videoterminale è necessario compiere dei movimenti con il mouse. La pressione esercitata dal braccio e dalla mano sullo strumento di lavoro, il primo dito in abduzione,  portano all’infiammazione dei suddetti tendini”.

Quali sono i sintomi più evidenti?

“Possiamo riscontrare dolore e difficoltà di movimento del polso e del pollice”.

I malati aumentano in maniera esponenziale. Quali consigli si sente di dispensare?

“Non bisogna trascurare sintomi e campanelli d’allarme: se la patologia viene trascurata degenera con particolare danno a carico dei tendini. Alcune volte si associa anche una sofferenza del nervo mediano con presenza di formicolii alla mano, prime tre dita e diminuzione della loro sensibilità”.

In questi casi che genere di trattamento si privilegia?

“La terapia prevede l’uso di un opportuno tutore che mette il pollice a riposo (rizosplit), antinfiammatori ed  antidolorifici locali, terapia fisica, tecar-terapia eionoforesi. Nei casi più acuti, potrebbe rendersi necessario il trattamento chirurgico”.

 

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La protesi d’anca: procedure, benefici ed indicazioni analizzate dal prof. Attilio Santucci

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Focus sulla protesi d’anca: procedure, benefici ed indicazioni. Il parere del Prof. Attilio Santucci: “Vanno evitati gli sport di corsa e contatto”

L’artroprotesi d’anca o protesi totale d’anca, è un’articolazione artificiale realizzata in leghe metalliche, materiali plastici e/o ceramici, che va a sostituire l’anca usurata, riducendo il dolore e ripristinando la funzione articolare. In virtù delle innovazioni tecnologiche introdotte nella pratica clinica, l’intervento di protesi d’anca è divenuto nel tempo meno invasivo, fino ad assumere, nelle mani di un chirurgo esperto, i contorni di un’operazione di routine. La sua efficacia si traduce in un miglioramento della vita quotidiana e di relazione; in alcuni casi, anche in un ritorno alla pratica sportiva. A tal riguardo, bisogna precisare che, sebbene per il paziente reduce da intervento non ci siamo particolari limitazioni, è consigliabile evitare gli sport di corsa e di contatto (calcio, basket, volley, sci alpino ecc.).

Prof. Santucci, che cos’è la protesi d’anca?

 “Come già premesso, si tratta di un’articolazione artificiale che sostituisce quella anatomica, alterata irreversibilmente da vari processi patologici. L’anca o articolazione coxo – femorale, è costituita da due elementi (a livello scheletrico): la testa femorale e l’acetabolo, ricoperti dai rispettivi strati di cartilagine articolare. Nel momento in cui l’anca risulta compromessa, con perdita della funzione articolare e dolore anche a riposo, si rende necessario la sostituzione delle superfici articolari con componenti protesiche”

Quando è indicato l’intervento?

“Come per gli interventi chirurgici in generale, l’artroprotesi è indicata nel momento in cui i vari trattamenti conservativi (terapia medica, infiltrazioni articolari con acido ialuronico e cortisonici, fisiochinesiterapia e riposo), applicati nei modi e nei tempi giusti, non hanno conseguito un risultato soddisfacente per il paziente”.

Quali sono i potenziali rischi legati all’intervento?

“Ai rischi generici connessi alle procedure chirurgiche in genere (emorragia, trombo – embolie, ematoma post – chirurgico, infezione, sofferenza della cicatrice chirurgica con possibile deiscenza, infezione, anemia), esistono rischi specifici tra cui frattura periprotesica femorale, paralisi nervose, instabilità dell’impianto con sub – lussazione o lussazione, dismetria degli arti inferiori e rottura delle componenti protesiche”.

È possibile praticare sport con una protesi d’anca?

“Molti sportivi, superato il trauma dell’operazione e recuperata la buona funzione dell’anca, desiderano riprendere l’attività sportiva praticata in precedenza. Per un portatore di protesi d’anca, la corsa è possibile ma rischiosa ai fini della sopravvivenza dell’impianto. Pertanto, è opportuno selezionare il tipo di attività sportiva”.

Quali gli sport consigliati?

“Gli sport consigliati sono golf, ginnastica e ciclismo, a differenza della corsa e degli sport di contatto (calcio, basket, volley, sci alpino, ndr) che andrebbero evitati a fronte dell’alto rischio di trauma e danni a carico dell’impianto protesico”

 

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Attilio Santucci

 

Fattori di crescita e lesioni muscolari spiegati dagli esperti di Top Physio

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Una terapia naturale, efficace ed innovativa: curare le lesioni muscolari riducendo i tempi di recupero. Il Dott. Alessandro Virgulti spiega: “La terapia è indicata anche per la cura di artrosi di ginocchio, anca e caviglia, patologia legamentosa, lesioni dei tendini e lesioni della cartilagine”

Dott. Virgulti, che cosa sono i fattori di crescita?

“Sono delle proteine contenute nel nostro sangue (piastrine e siero), in grado di attivare i processi di riparazione del tessuto connettivale e dell’apparato locomotore; hanno la funzione di stimolare la riproduzione cellulare favorendo la guarigione dei tessuti lesi tra cui muscoli, tendini, cartilaginee tessuto osseo”.

In che cosa consiste la terapia?

“Si effettua un prelievo di sangue al paziente. Il sangue viene poi inserito in una centrifuga che ne separa le componenti. In seguito, si preleva lo strato ricco in piastrine con il siero contenente i fattori di crescita. Mediante semplice infiltrazione, il preparato viene introdotto localmente nella zona da trattare, in modo da sfiammare o cicatrizzare una lesione”.

Vademecum per il paziente. Cosa fare prima del trattamento?

“Innanzitutto, per sottoporsi alla terapia è necessario che il paziente si sottoponga a visita medica specialistica ed analisi del sangue. Il soggetto deve essere a digiuno di 4ore e non deve aver assunto antinfiammatori né aspirina. L’indicazione è valida sia per il giorno della terapia che per quello successivo”.

Quali patologie possono essere trattate con terapia di plasmaricco in piastrine?

“La terapia è particolarmente indicata per la cura di patologie come artrosi di ginocchio, anca e caviglia, lesioni dei tendini (tendiniti e tendinopatie, ndr), lesioni della cartilagine, patologia legamentosa articolare, cronica e acuta, lesioni muscolari”.

A proposito di lesioni muscolari: come mai sono in così forte aumento?

“Lo sport e l’attività fisica sono divenuti parte integrante della nostra vita quotidiana. In molti, uomini e donne, frequentano palestre e parchi alla ricerca della giusta condizione fisica. Purtroppo, in molti casi mancano preparazione ed adeguato supporto. Di conseguenza, ci si trova dinanzi ad un cospicuo numero di soggetti con lesioni muscolari, talvolta anche di grave entità, accompagnati magari da dolore ed ematomi”.

Come si curano le lesioni muscolari?

“Indubbiamente, la fisioterapia abbinata alla terapia di plasmaricco in piastrine (fattori di crescita)agevola il percorso di guarigione nelle lesioni muscolari, riducendo notevolmente i tempi di recupero”.

 

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