L'UNICA CASSA MUTUA COOPERATIVA
CREATA DAI MEDICI PER I MEDICI

Verso la condivisione dei dati degli studi clinici (trials)

prof. Marcello Negri

 

clinicaltrial[1]A conclusione di una lunga disamina storica sui trials randomizzati e controllati, Laura E. Bothwell e Scott H. Poldosky (1) concludono che “rappresentano il più recente sviluppo di una lunga storia di tentativi per giudicare l’efficacia delle terapie”. In una precedente nota, ho riferito che sono state proposte – soprattutto da qualche anno – iniziative per attuare un efficace controllo sui trials. Accanto alla opportunità di controlli, è giunta ora a maturazione la necessità che i dati dei trials siano condivisi dalla comunità clinica e scientifica. Condivisione vuol dire non solo permettere l accesso a tutti i dati ma consentire che possano essere riutilizzati, non solo depositarli in un qualsivoglia contenitore ma garantire l’accessibilità ad essi.  Non pochi sono gli altri vantaggi che possono scaturire dal raggiungimento di tali obiettivi: verificare i risultati originali, facilitare l impostazione di altri studi,  mettere in guardia sull’entità di fenomeni avversi  e nello stesso tempo responsabilizzare gli autori, evitare le competizioni tra i clinici, aumentare il rapporto fiduciario con il pubblico. In pratica, una grande operazione culturale che ha anche degli evidenti risvolti etici (questi, in realtà, sono presenti ogni qual volta si parla di big data).

Charlotte J. Haug (2)  ritiene che vanno risolti due ordini di problemi: 1) come e quanto condensare dei dati, il modo in cui raccoglierli, come proteggere la privacy dei partecipanti; 2) recepire e mettere a disposizione degli incentivi. Constata che parte del lavoro è stato compiuto come dimostra il fatto che l’International  committee of medical  journal  editors si è già espresso a favore della condivisione; osserva che “il vero valore dell’iniziativa risiederà nella significatività che assumerà non il deposito dei dati ma la possibilità di rianalizzarli”; ricorda che già da un anno è in discussione la creazione di un portale globale che includa gli studi clinici e ammonisce che – per questo fine – la mancata fino ad oggi standardizzazione dei dati clinici sarà un ostacolo da superare.

Iniziative che hanno già superato la fase di rodaggio

 Barbara E. Bierer et Al. (3) citano il Multi-regional clinical trials center  creato dall’università di Harvard e il Brigham Hospital di Boston, un centro  in linea con quanto da più parti è stato auspicato per quanto attiene sia l’organizzazione sia le salvaguardie etiche (www.vivli.org). Caratteristiche che fanno la differenza rispetto ai registri istituiti dal WHO e dal governo degli Stati Uniti, che propongono solo sommari dei protocolli e dei risultati. Inoltre, gli autori richiamano l’attenzione su due ordini di problemi: 1) il valore e l’utilità dei dati clinici possono risultare esaltati se sono condivisi responsabilmente, facilmente e in modo pratico; 2) è necessario garantire agli autori dei trials un intervallo di tempo entro il quale possano rivalutare i propri dati.

Laura Merson et Al. (4) contribuiscono al dibattito portando l’esperienza positiva della rete di ricercatori che dal 2009 condividono i risultati dei loro trials riguardanti l’efficacia dei farmaci antimalarici: WorldWide antimalarial resistance network (www.WWARN.org).  Partono dal concetto che “fare di più è fare meglio” e invitano a non creare depositi spazzatura, cioè “contenitori di dati senza metadati*, dizionari dei dati, documentazione in grado di permettere la comprensione e la corretta rianalisi”. Inoltre, richiamano l attenzione sulle problematiche dei Paesi a basso reddito che vanno incentivati ad aderire alla suddetta iniziativa. Infine, attribuiscono il successo del network al fatto che gli autori dei trials sono stati incoraggiati a partecipare ai processi di meta-analisi, il che ha prodotto un coinvolgimento simbiotico che ha fatto superare la paura di essere espropriati del proprio lavoro.

Secondo N. L. ‘ntshotsholè Jumbe et Al. (5) un esempio di come la condivisione può essere utilizzata per migliorare la sanità pubblica è offerto dalla fondazione Healthy birth, growth, and development – Knowledge integration, sponsorizzata da Bill e Melinda Gates. L iniziativa promuove  interventi per i bambini a rischio di uno sviluppo incerto e di deficit neurocognitivi. Sono a disposizione di clinici, ricercatori, analisti ecc. i dati di 420 cliniche e centri di 50 Paesi, e i risultati di 137 studi clinici di 26 Paesi. Certamente un formidabile strumento di progresso creato da un imprenditore filantropo.

Conclusione

Da quanto fin qui esposto appare chiaro che la strada verso la condivisione dei dati degli studi clinici è ben segnata  e la meta è vicina. Ma, N. L. ‘ntshotsholè Jumbe et Al. ammoniscono: “quando consideriamo i vantaggi che ne trarranno la scienza medica e la sanità pubblica, dobbiamo anche ricordare che siamo debitori non di meno verso i partecipanti  ai trials che hanno sopportato rischi  per il beneficio di altri”. Un aiuto verrà anche dalla politica: l’importante senatrice degli Stati Uniti Elizabeth Warren (6) – con un intervento sul New England Journal of Medicine del 4 agosto – ha voluto pubblicamente manifestare il proprio apprezzamento per la condivisione dei dati degli studi clinici ed ha formulato utili suggerimenti per la sua attuazione.

 

*marcatori che consentano ai motori di ricerca di selezionare dei sottoinsiemi (Accademia della Crusca).

 

Bibliografia

1.       Laura E Bothwell, Scott H Poldosky. The emergence of the randomized, controlled trials. N Engl J Med 2016, 375, 501.

2.       Charlotte J Haug. From patient to patient – Sharing the data from clinical trials. N Engl J Med 2016, 374, 2409.

3.       Barbara E Bierer et Al. Global, neutral plattform for sharing trial data. N Engl J Med 2016, 374, 2411.

4.        Laura Merson et Al. Avoiding data dumpsters – Toward  equitable and useful data sharing. N Engl J Med 2016, 374, 2414.

5.       N L. ’ntshotsholè Jumbe et Al. Data sharing and inductive learning toward healthy birth, growth, and development.  N Engl J Med 2016, 374, 2415.

6.       Elizabeth Warren.  Strengthening research through data sharing. N Engl J Med 2016, 375, 401.