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Il polmone: gli ultimi studi su un organo magnifico

prof. Marcello Negri

polmoni[1]

 

Lo spunto a The Lancet di dedicare il numero del 30 aprile al polmone proviene dal pressoché contemporaneo congresso dell’American Thoracic Society (S. Francisco 13-18 maggio 2016). L’editorialista della rivista (1) inizia l’articolo entusiasta: “… un organo stupendo e negletto che serve ogni cellula del corpo con il vitale ossigeno e si colloca tra l’ambiente e la circolazione”. Ne ricorda la struttura: “… più di 100.000 piccole vie aeree, più di 200 milioni di alveoli, la superficie della membrana misura più di un campo di tennis”; la funzione: “migliaia di milioni di globuli bianchi attraversano i polmoni ogni minuto, con i macrofagi sono la prima difesa contro virus, batteri, tossine”; la fisiopatologia:  “tutto ciò che viene inalato dal tabacco agli agenti inquinanti, dai vapori ai medicamenti vengono consegnati ai polmoni… e agli altri organi. E ancora noi sappiamo veramente molto poco sui meccanismi cellulari di base associati con l’esposizione agli inalanti tossici o terapeutici”. Una panoramica che merita di essere ricordata.

 

Seguono tre trial multicentrici esemplari

La broncopatia cronica ostruttiva (BPCO) si associa spesso alla cardiopatia vascolare, e questo aumenta la sua gravità: si colloca al secondo posto nel mondo tra le  malattie non infettive e nella parte occidentale al quarto posto tra le cause di morte; su un totale di quasi 3 milioni di morti l’anno nel mondo, 65.000 avvengono negli Stati Uniti. Jorgen Vestbo e coll. (2) hanno arruolato in 1368 centri (43 Paesi) 16.485 pazienti sofferenti di BPCO con alto rischio cardiovascolare: 4.111 sono stati inseriti nel gruppo placebo, 4135 in quello trattato con fluticasone (cortisonico), 4.118 in quello con vilanterolo (beta agonista ad azione prolungata, dilatatore delle vie aeree), 4.121 in un gruppo con entrambi i farmaci. Gli autori concludono che “nei pazienti con BPCO moderata e aumentato rischio cardiovascolare il trattamento combinato fluticasone + vilanterolo non modifica la mortalità o l’insorgenza delle complicanze cardiovascolari, riduce gli aggravamenti, è ben tollerato. Il fluticasone da solo o associato al vilanterolo è sembrato ridurre la compromissione della FEV-1”. In calce conviene ricordare l’mportanza dell’osservanza di un adeguato stile di vita e la correzione dei fattori di rischio, soprattutto il fumo di sigaretta.

 

“La displasia broncopolmonare (DBP), una complicazione maggiore dell’estrema prematurità, ha poche opzioni di trattamento. L’uso degli steroidi nel periodo postnatale è controverso, ma basse dosi di idrocortisone potrebbero prevenire i dannosi effetti dell’infiammazione sullo sviluppo polmonare”. Così introducono l’articolo Olivier Baud e coll. (3) che per verificare questa ipotesi terapeutica hanno seguito, in 21 unità francesi di terapia intensiva neonatale di terzo livello, 521 neonati con gravissima prematurità (nati a meno di 28 settimane di gestazione): 255 sono stati trattati con basse dosi di idrocortisone e 257 con placebo. Dei primi il 60% è sopravvissuto senza DBP contro il 51% del gruppo di controllo, differenza statisticamente significativa. Inoltre, per quanto riguarda “eventi avversi non si sono segnalate differenze tra i due gruppi”, se si eccettua “una più alta incidenza di sepsi nei neonati alla 24°-25° settimana di gestazione trattati con idrocortisone”.   

 

Il cancro del polmone vanta la maggiore incidenza e mortalità nel mondo. In Italia, nel 2004 ha provocato 32.840 morti. Poche sono le speranze per i pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (CPNPC) già trattato, in fase avanzata o metastatica. Louis Ferenbacher e coll. (4) hanno preso in esame 277 pazienti con CPNPC provenienti da 61 ospedali universitari nordamericani ed europei: 142 pazienti sono stati trattati con atezolizumab (anticorpo monoclonale contro la proteina PD-L1 = programmed cell death ligand 1) e 135 con docetaxel (chemioterapico ad azione antimitotica). La sopravvivenza è stata di 12,6 mesi nel primo gruppo contro 9,7 nel secondo, differenza statisticamente significativa. Gli autori concludono che “atezolizumab è stato ben tollerato e sicuro a differenza di docetaxel”; inoltre “ha aumentato in modo significativo la sopravvivenza rispetto a docetaxel… l’espressione di PD-L1 sulle cellule tumorali ha valore predittivo favorevole per la terapia con  atezolizumab”. 

 

Bibliografia

1.   Editorial. The lung: a magnificent organ that needs life long attention. Lancet 2016, 387, 10030,

      1789.

2.   J Vestbo et Al. Fluticasone furoate e vilaterol and survival in chronic obstructive pulmonary

      disease with heightened cardiovascular risk (SUMMIT). Lancet 2016, 387, 10030,1817.

3.   O Baud et Al. Effect of early low-dose hydrocortisone on survival without broncopulmonary

dysplasia in extremely preterm infants (PREMILOC). Lancet 2016, 387, 10030, 1827.

4.   L  Ferenbacher et al. Atezolizumab versus docetaxel for patients with previously treated

non-small-cell lung cancer(POPLAR). Lancet 2016, 387, 10